Dopo gli ultimi giorni di vacanza trascorsi con i bambini vicino al mare, circondata dalla natura tra pinete, spiagge, canne da pesca dei bimbi ma anche sole, vento e pioggia mi sono trovata a riflettere molto sullo stile di vita che i nostri bambini conducono. E’ bastato portare i miei bimbi nella prima escursione della stagione verso il mare per vederli trasformati in pochi minuti.
Levate le scarpe e appoggiati i piedi nella sabbia, hanno cominciato a prendere un ritmo più lento. Un ritmo che portava con sé anche un carattere più dinamico e vitale. I sensi all’erta a 360 gradi: occhi, orecchie, naso e pelle pronti a cogliere odori, rumori, sensazioni a lungo non sperimentate nei lunghi mesi invernali della città.
Sdraiata di fronte al mare li ho osservati ritrovare una calma e una concentrazione che faticano a trovare in città. E cominciare a immaginarsi avventure e spazi reali o immaginari da esplorare.
Come è cambiato il nostro rapporto con la natura
Credo che anche per noi adulti valga lo stesso. Appena mi avvicino alla natura mi sento immediatamente meglio. Comincio a dormire in modo più profondo la notte e in generale sento un effetto calmante e vivificante allo stesso tempo. Al ritorno in città ho un immediato effetto claustrofobico. Mi ritrovo immediatamente a pensare che vivere in mezzo al cemento non fa per me. Pure tenendo conto di tutte le opportunità che la città in cui vivo può offrire.
Dunque, con queste esperienze in testa ho provato a riflettere su come è cambiato il nostro rapporto con la natura e gli effetti che può avere sullo sviluppo dei nostri bambini. E sulla nostra salute fisica e mentale.
Non sono certo la prima ad affrontare e proporre riflessioni sull’argomento. Anzi, c’è un dato che mi sorprende molto. Proprio in un momento storico in cui i giovani si fanno promotori della protesta relativa alle tematiche ambientali (vedi il recente movimento iniziato da Greta Thunberg che ha trovato sponda nei giovani di molte nazioni del mondo), il legame tra i più giovani e la natura sta in realtà diventando sempre più debole.
La ricerca sostiene che sia un fattore fondamentale dello sviluppo
Eppure vi è una sempre più vasta mole di ricerca che sottolinea come il nostro legame con la natura sia un aspetto fondante della nostra salute fisica, mentale e spirituale. Molti studi arrivano persino a sostenere che un’esposizione adeguata e responsabile alla natura possa essere un fattore terapeutico per molti disturbi di cui spesso i bambini soffrono in questa epoca (ad esempio il disturbo del deficit di attenzione).
Richard Louv arriva a parlare di disturbi legati ad un deficit di natura. I cui effetti sono ben visibili nei bambini di oggi e includono un minor uso dei sensi, disturbi dell’attenzione e una maggiore frequenza di disturbi fisici ed emotivi.
Insomma così come per un bambino è fondamentale mangiare, dormire, sentirsi in connessione con i genitori, credo sia cruciale anche che possa creare un forte legame con l’ambiente naturale.
Sebbene non sia un disturbo ufficialmente riconosciuto credo che renda bene l’idea della sempre maggiore alienazione dei nostri figli dal mondo della natura selvatica. Della loro impossibilità di godere della gioia pura che il contatto con la natura permette. Con il preoccupante rischio di trasformarli in adulti che non si rendono conto dell’importanza della natura per la nostra società. E per la nostra sopravvivenza su questo pianeta.
Insomma siamo di fronte ad un vero e proprio trend che spinge a crescere i figli al chiuso, offrendo loro poche opportunità di stare all’aperto e a contatto con la natura. E se non interveniamo rapidamente rischiamo di vederne a breve gli effetti a livello sociale, medico e ambientale.
Cause e conseguenze di questa mancata connessione con la natura
Se tento di comprendere quali possono essere le cause di questa mancanza di relazione con la natura mi viene subito in mente la pubblicità di un auto . Sul teleschermo si vede questa modernissima auto che viaggia serenamente in un paesaggio mozzafiato. Due bambini sono comodamente seduti sul sedile posteriore e non alzano nemmeno lo sguardo per guardare fuori. Occhi incollati agli efficientissimi teleschermi di cui i sedili sono dotati.
La seconda immagine fa parte, invece, di un mio ricordo personale; in viaggio in macchina durante una vacanza itinerante con la mia famiglia in Danimarca scopro la sorpresa e l’emozione di vedere un cervo attraversare la strada sul calare della sera. Avrò avuto dieci anni. Tale fu l’emozione che quella notte, la prima nella casetta sul fiordo che i miei avevano prenotato per le vacanze, l’ho passata quasi insonne per ascoltare con grande attenzione se si sentissero passare i cervi o altri animali nel bosco in cui la casa si trovava. Al mattino con i miei fratelli ci lanciammo nell’esplorazione del bosco alla ricerca del cervo e delle sue impronte. Fu una delle vacanze più belle della mia vita perché in una casetta di legno nel bosco non avevo mai abitato! Essere totalmente immersi nella natura….
Perché spingersi fuori quando con un dispositivo vado ovunque?
Sono passati più o meno trent’anni da questo ricordo e la generazione di bambini di oggi non ha né desiderio né bisogno di andare nella natura. Comodamente sdraiati sul divano o dalla loro cameretta possono vedere il mondo attraverso gli schermi. Perché scomodarsi e dover uscire?
Le statistiche purtroppo confermano che lo stile di vita dei bambini di oggi ruota enormemente intorno all’uso delle tecnologie e dei dispositivi elettronici. Anche quella dei genitori ovviamente. E non sono certo qui a demonizzare, ma mi pare chiaro che questo aumento drastico di esposizione al gioco virtuale anziché al gioco reale abbia serie conseguenze.
Il fattore “genitori elicottero”
Io credo però che la responsabilità non sia tutta da attribuire all’avanzamento delle tecnologie. E che parte della responsabilità sia la trasformazione del ruolo dei genitori e del modo in cui espletiamo questo ruolo.
Non per niente da un po’ di tempo sentiamo parlare di genitori elicottero. Termine coniato dalla psicologa clinica Madeline Lavine che ben coglie l’abitudine ormai diffusa di sorvolare a bassa quota sulla vita dei figli per verificare, accudire, controllare e sostenere oltre ogni ragionevole necessità.
Di fatto i nostri figli sono un po’ soggetti a quello che Louv definisce “arresti domiciliari a fin di bene”, che però hanno effetti devastanti. Basti pensare che dagli anni 70 ad oggi la percentuale di bambini che andavano a scuola da soli o con gli amici è crollata drasticamente. E attualmente, anche per come è strutturato il nostro sistema scolastico e per la legislazione in vigore, la quasi totalità dei bambini va a scuola accompagnata dai genitori praticamente fino alla terza media.
Nessun bambino si muove da solo per il quartiere
Quello che un tempo era normale per tutti i bambini, ovvero girare per il quartiere o andare al parco da soli, è ormai praticamente impossibile. E a 10 anni, due bambini su tre non sono mai andati da soli nel negozio sotto casa. Figuriamoci la possibilità di esplorare la natura da soli. E di fatti le statistiche ci dicono che le percentuali di bambini che giocano in mezzo alla natura sono più che dimezzate. Tanto che ormai la maggior parte dei bambini non ha mai visto nemmeno i più comuni animali selvatici.
Le conseguenze di questa trasformazione sono sotto gli occhi di tutti. Un aumento inquietante dell’obesità tra i bambini e un’impennata di disturbi di condotta, comportamento ed emotivi. Ma oltre a questi aspetti più evidenti si delinea nei giovani di oggi una totale scarsità di resilienza emotiva. Nella natura i bambini imparano a confrontarsi e a comprendere il significato del rischio e anche come affrontare delle situazioni potenzialmente sfidanti che aumentano la resilienza emotiva.
I giovani di oggi arrivano spesso all’università senza aver mai affrontato una sfida o una difficoltà e di fronte alle immancabili frustrazioni della vita adulta crollano inesorabilmente. Anche qui c’è qualche responsabilità dei genitori che spesso e volentieri finiscono per darsi da fare per togliere qualsiasi ostacolo dalla strada dei figli. A fin di bene certo. Ma con effetti devastanti!
I benefici di una vita a contatto con la natura
E allora almeno per i genitori dei bimbi cittadini vale davvero la pena di ripensare a come facciamo trascorrere il tempo libero ai nostri figli. E provare a sostenere e sviluppare la loro connessione con il mondo della natura. I benefici sono molteplici e fondamentali. Basti pensare al fatto che in natura esistono infinite possibilità che mettono il bambino di fronte ad un ambiente stimolante e attivante dove il bambino può conoscersi un po’ di più e osservare le sue competenze e il suo modo di entrare in relazione con ciò che lo circonda.
Dunque perché è così importante che i bambini possano entrare più in contatto con la natura?
Ovviamente perché questo offre innumerevoli benefici dal punto di vista fisico, offrendo al bambino la possibilità di sperimentarsi in attività diverse che sviluppano parti diverse del corpo. Ma l’aspetto forse più importante è il legame tra salute fisica e salute mentale. Appare chiaro che un’infanzia più sedentaria conduca a maggiori problematiche di salute mentale in età adulta. Sono diverse le ricerche che mostrano come non siano solo i bambini con diagnosi specifiche a beneficiare del contatto con la natura. Ma che in generale la possibilità di vivere e connettersi con la natura diminuisce i comportamenti aggressivi, aumenta la percezione di felicità e l’autostima.
Rieducare i bambini al contatto con la natura avrà anche un profondo impatto sull’importanza e il valore che gli adulti di domani daranno alla protezione degli ambienti naturali e del nostro pianeta più in generale. E’ una sfida che come genitori non possiamo non cogliere se davvero desideriamo fare qualcosa per il futuro dei nostri figli.