Mi ha chiamato un papà disperato qualche giorno fa. Aveva fissato un’ora di consulenza con me perché il suo bambino di 13 mesi sembra la copia di Alvin, Simon and Theodore (i tre scoiattolini della serie di Alvin e i Chipmunks) dopo che si sono bevuti un bicchierone enorme di caffè. Sonno interrotto e disturbato. La mamma distrutta da mesi di notti insonni e il papà preoccupatissimo per la situazione. Ovviamente un momento difficile per tutta la famiglia.
Non riescono a farlo sedere nel passeggino, i pasti sono diventati un’impresa impossibile da portare a termine, ogni volta che devono metterlo nel seggiolone si irrigidisce come un baccalà ed è impossibile convincerlo a piegare le gambe per farlo sedere.
Abbiamo parlato un po’ e come faccio sempre con i genitori che mi chiamano per avere un po’ di supporto, ho cercato di capire insieme a loro quali fossero le aree di difficoltà nella gestione del loro splendido cucciolo. Anche loro non si capacitavano del fatto, che il bambino angelico fino a qualche mese prima si fosse trasformato in un condensato di energia e resistenza.
Capita spesso, io ci sono passata con i miei bambini. E sono certa che ci sei passata anche tu! In questo articolo cercheremo di capire in che modo la comunicazione può influire sul sonno del bambino.
Quanto influisce la comunicazione sulle nostre giornate con i bambini
In questi casi mi informo su come avviene la comunicazione in famiglia. Qual è lo stile comunicativo utilizzato dai genitori? Sentiamo tanto parlare di comunicazione, ma non ci rendiamo conto di quanto influisca sul modo in cui trascorriamo le nostre giornate con i bambini.
Siamo esseri parlanti. Il linguaggio ci distingue dalle altre specie animali. E quindi fin da subito è un elemento fondamentale per crescere bambini felici ed equilibrati. E’ uno degli aspetti fondamentali del mio metodo dolce per insegnare ai bambini a dormire, riportando armonia e serenità in famiglia. Permette di avere una comprensione vera e una collaborazione duratura tra i membri della famiglia. E’ la premessa fondamentale per creare un ambiente famigliare stabile, che garantisce notti di sonno sano e riposante per tutti.
Una buona comunicazione implica l’uso di un linguaggio chiaro e ripetitivo e permette di diventare affidabili agli occhi del bambino. Ovvero il bambino sente che mamma e papà sono prevedibili e consistenti. Consistenti significa che si usa uno stile di linguaggio chiaro, ben definito che il bambino è in grado di comprendere. E che capisce pienamente tutte le volte.
Le diverse modalità di comunicazione
Quando il bambino raggiunge i 18 mesi, l’uso delle parole e del linguaggio rappresenta il fattore principale di ogni comunicazione. E prosegue così nello sviluppo del bambino. In età prescolare, nella preadolescente e adolescenza ovviamente diventano più complesse. Ma le caratteristiche fondamentali sono comuni per tutte le fasi della crescita. E comprendere queste tre diverse modalità di comunicazione è fondamentale per creare un ambiente famigliare sereno.
Linea di comunicazione guidata dal bambino:
Il bambino dice (attraverso l’uso del pianto, suoni, gesti e poi crescendo delle parole) “vorrei fare…/una coccola/mangiare/giocare/ avere quel gioco/ cambiare pannolino” ecc. Questa è la modalità in cui il bambino pone una richiesta. I genitori sono solitamente bravissimi ad ascoltare questo tipo di richieste. Capiscono bene ciò che richiede il bambino. Dimenticano però che i bambini sono creature impulsive. A questa età non riescono a comprendere le conseguenze delle proprie azioni. Le richieste che il bambino fa non necessariamente risolvono la situazione che li mette in difficoltà. Per questo hanno bisogno che sia il genitore a guidarli. E in questo modo ottengono risultati più positivi per loro. Per poterlo fare, il genitore deve mostrare sicurezza e fiducia in se stesso.
Linea di comunicazione guidata dal genitore
Il genitore dice “vorrei cambiare il pannolino/darti la pappa/metterti giù a giocare/ vestirti/metterti nel passeggino o nel seggiolone o nel seggiolino della macchina”. In questo caso è il genitore che fa una richiesta. Il bambino ha il compito di apprendere a capire ciò che gli è stato chiesto. E deve poi rispondere adeguandosi serenamente alla richiesta.
Questa modalità di comunicazione mette i genitori più in difficoltà, perché il bambino può opporsi alla richiesta. E non lo fa perché vuole sfidare mamma e papà. Non vuole fare il monello (parola abusata, che detesto sentire e utilizzare). Spesso semplicemente non comprende la richiesta che è stata fatta. O non capisce ancora il linguaggio. Oppure il genitore non ha ancora imparato a definire in modo chiaro la propria affermazione. Dato che sono piccoli, impulsivi e vivono nel momento presente, non hanno alcuna comprensione delle conseguenze. E per loro cambiare il pannolino, mangiare un pasto nutriente, o passare da un’attività ad un’altra non ha alcuna importanza. Per quanto li riguarda potrebbero stare tutto il giorno al parco a giocare.
Linea di comunicazione negoziata
Si può utilizzare quando le precedenti linee di comunicazione sono già pienamente attive e funzionali. Tra i 12 e i 18 mesi di età si possono offrire piccoli momenti di negoziazione nel corso della giornata. In questo modo il bambino non si sente stressato o sovraccaricato. Per gestire al meglio l’arte di negoziare con il bambino, bisogna essere certi che i momenti di negoziazione non si trasformino in comunicazioni guidate dal bambino. Il rischio altrimenti è che il bambino non sviluppi la flessibilità e perda la capacità di essere aperto ai suggerimenti degli altri. E’ fondamentale che il bambino abbia esempi di negoziazioni efficaci, con esiti positivi per entrambi i partner comunicativi
Come è cambiata la comunicazione con i bambini
Le tre linee di comunicazione dovrebbero essere equamente distribuite nel corso della giornata. Di solito, nelle famiglie che aiuto è sempre la comunicazione guidata dai genitori a mancare un po’.
In passato i bambini non avevano alcuna voce in capitolo; e sono solo felice di vedere quanta attenzione si dedica oggi ai bambini. Ma talvolta si corre il rischio opposto. In alcune famiglie sembrano essere i bambini a comandare tutti. E questo mette sulle spalle di un bambino piccolo un peso enorme. La responsabilità di far capire in ogni momento della giornata di cosa ha bisogno. Il bambino finisce per avere il controllo totale su ogni aspetto della sua vita. Con il rischio di creare generazioni di bambini incapaci di accettare di essere guidati. Che non considerano l’autorità. Che sono inflessibili e controllanti.
Adottando uno stile genitoriale equilibrato e chiaro è possibile stabilire linee di comunicazione semplici da comprendere. Il genitore impara a comunicare in modo chiaro le proprie intenzioni e le proprie richieste. Come risultato il bambino potrà rilassarsi e trarre il massimo dai primi due anni di vita
E tu a che punto sei nella comunicazione con il tuo bambino?
Ora che hai letto la descrizione delle tre modalità di comunicazione, prova a osservare come comunicate in casa. E prova a vedere se per caso ci sono ancora elementi di poco equilibrio che possono essere migliorati. Nei primi due anni di vita alcuni fattori indicano con chiarezza se c’è ancora del lavoro da fare nella comunicazione guidata dai genitori.
- Il fatto che il bambino si rotoli, si giri o cerchi di alzarsi al momento del cambio del pannolino
- Difficoltà nel momento di vestirsi, il bambino si inarca, si agita, si arrabbia fino a quando non avete finito di vestirlo
- Il bambino si agita e si arrabbia e cerca di resistere quando lo mettete nel seggiolone
- Il bambino si irrigidisce quando deve sedersi nel passeggino e si arrabbia . Anche se poi si tranquillizza appena cominciate a muovervi o se distratto con qualcosa
- Non riesce a stare nel passeggino tranquillo
- Richiede di essere preso in braccio tutto il tempo
- Giocare con cose con cui non volete che giochino: tende, telecomandi, cestini della spazzatura, prese della corrente
- Non gioca in modo indipendente, è quasi sempre attaccato alla mamma o al papà. Magari poi esplora l’ambiente, ma solo quando lo decide lui. Non quando glielo chiedete voi.
- Non riesce a transitare alla fase di sonno. Si arrabbia se messo nel lettino. Non si rilassa e ha bisogno di molto aiuto da parte dei genitori per riuscire ad addormentarsi. Essere cullato, dondolato, allattato, tenuto per mano
- Non mette a posto i giochi o i libri
- Non tiene la mano dei genitori quando è per strada
- Graffia o colpisce gli altri quando si arrabbia
- Non ascolta e non dà attenzione – come se avesse imparato che quando qualcuno parla significa che può continuare a fare quello che vuole
Lavorare sulla comunicazione prima di insegnare a dormire
C’è qualcuno di questi aspetti in cui riconosci il tuo bambino? Questi sono solo alcuni esempi di aree problematiche durante la giornata. Si verificano quando la linea di comunicazione guidata dai genitori non è sufficientemente sviluppata.
Se il tuo bambino mostra difficoltà in queste aree, è molto probabile che faccia anche molta fatica ad addormentarsi da solo. E a riaddormentarsi se si risveglia la notte. Usando una comunicazione chiara e diretta nei momenti in cui il bambino è stanco, riuscirete ad evitare molti problemi comportamentali e del sonno. Il bambino sarà in grado di rilassarsi e di affidarsi alla vostra guida. Proprio nel momento in cui il bambino è stanco, ha più bisogno di prevedibilità. E’ in quei momenti che tende a diventare più determinato e un po’ dominante. Cerca di spostare la linea di comunicazione a suo favore. Ma proprio in questi momenti mamma e papà devono togliere ogni responsabilità dalle spalle del bambino e guidarlo con amore affinché non si senta troppo sovraccaricato. E possa avere una notte di sonno riposate e ristoratore.
Se hai difficoltà nella comunicazione con il tuo bambino e non riesci a risolvere il problema del sonno, comincia a lavorare sulla comunicazione. Se sei troppo stanco e il tuo bambino è molto agitato, chiamami, troveremo insieme una soluzione personalizzata per la tua famiglia.