Una delle domande che mi viene rivolta più spesso dai genitori è: come devo fare per far parlare mio figlio? Il segreto è essere bravi ad ascoltare!
La competenza più importante nel parlare con chiunque, compresi i bambini, è l’ascolto. Invece solitamente come genitori proviamo a rispondere, insegnare, spiegare, sistemare le cose o offrire soluzioni. Lo so che lo facciamo con le migliori intenzioni, ma i nostri figli non desiderano questo da noi.
E come se non bastasse, in questo modo non gli insegniamo una competenza fondamentale: provare a trovare le loro soluzioni. Tuo figlio (di qualsiasi età) ha bisogno solo della tua attenzione ed empatia.
Questo è l’ascolto profondo: ormai quasi dimenticato nella nostra società, ma fondamentale per essere genitori nella miglior versione di noi stessi.
Ecco come diventare un abile ascoltatore:
1. Dai a tuo figlio la tua attenzione completa
Quando lo ascolti, crei un momento speciale per tutti e due. Le altre mille cose che hai in testa possono aspettare. Tuo figlio sa distinguere perfettamente i momenti in cui lo stai ascoltando davvero.
E magari non te lo fa vedere, ma ogni volta che fingi di ascoltarlo, gli spezzi il cuore. Spegni il cellulare. Fallo per davvero.
Per il resto della sua vita si ricorderà della mamma o del papà che ha spento il cellulare per ascoltarlo/a con tutto il cuore, la mente e il corpo.
2. Usa parole ed espressioni che aprano la conversazione.
Le parole o espressioni che aprono la conversazione sono quelle che riconoscono e accettano i sentimenti espressi senza giudizio o indicazioni. Molto meglio delle domande dirette che fanno sentire tuo figlio sul banco degli imputati.
Le domande mettono l’interlocutore alle strette e fanno immediatamente scattare le difese, soprattutto quando iniziano con un “perché?”.
Esempi di espressioni che aprono al dialogo:
- “Sembri proprio arrabbiato con il tuo amico…”
- “Sembri preoccupato per il primo giorno di scuola…”
E di quelle che invece lo chiudono immediatamente:
- “Devi solo sforzarti di andare d’accordo con i tuoi amici!”
- “Non fare il bambino; certo che andrai a scuola!”
Evitare le domande:
- “Perché sei così arrabbiato con il tuo amico?”
- “Perché non vuoi andare a scuola?”
- Usa parole che riconoscano l’esperienza del bambino.
Non c’è bisogno di dire molto, solo quanto basta per creare un senso di sicurezza con espressioni come:
- “Oh, caspita!”
- “Non mi sorprende che tu sia arrabbiato”
- “Sembra che oggi niente vada per il verso giusto”
- “Mi dispiace di non avere potuto essere lì ad aiutarti”
- “Deve essere stato così imbarazzante! (o sconvolgente/frustrante/spaventoso/fastidioso)”
- “Avrebbe ferito anche i miei sentimenti”
4. Empatizzare invece di sondare il terreno.
Empatia significa rispecchiare ciò che l’altro vi sta mostrando. “Sembri triste” o “Sei molto silenziosa stasera”. A cui deve seguire un bel sorriso affettuoso. Poche parole e un sorriso invitano al dialogo molto più di mille domande.
5. Non far sentire tuo figlio come se fosse interrogato
Spesso i bambini e i ragazzi si aprono di più quando non li guardiamo direttamente. Potrebbe essere molto più facile parlare mentre siamo in macchina, o mentre lava i piatti o cammina per strada.
A volte, la situazione migliore per dialogare è stando abbracciati e accoccolati a letto, al buio prima di dormire. A luci spente, a volte è più facile parlare da cuore a cuore!
6. Non aprite il dialogo cercando di fargli cambiare l’emozione che prova
Il modo più rapido per far sparire un’emozione negativa è riconoscerla, accettarla e convalidarla.
Questo non significa ingigantire o crogiolarsi nelle emozioni negative, ma solo riconoscerle e far sentire al bambino/ragazzo che quell’emozione viene accolta.
Una volta che avrà avuto la possibilità di esprimere, riconoscere e accettare quell’emozione, si sentirà pronta a lasciarla andare e superarla.