Aiutare il tuo bambino a superare la tristezza. Settimana scorsa la mia famiglia ha dovuto affrontare la perdita di una persona cara. Siamo tutti entrati in contatto con la tristezza profonda che ne consegue. E così mi sono fermata a riflettere sul senso della tristezza e su come possiamo aiutare i più piccoli ad affrontarla.
La vita ci riporta continuamente in contatto con l’idea della morte. E della tristezza che proviamo di fronte alla perdita. In realtà tutto passa; ogni cosa nasce, vive e poi muore. L’autunno è forse la stagione migliore per entrare profondamente in contatto con la dimensione della morte. Se si ha la fortuna di passare del tempo in natura questa è la stagione delle foglie che si staccano dagli alberi, cadono a terra e lentamente muoiono, per donare sostanze vitali alla terra. Ma è anche la stagione in cui piano piano ognuno di noi può entrare un po’ dentro di sé, lasciare indietro ciò che dentro di noi non è più vivo e riscoprire parti più nuove di sé.
Le domande sulla morte
I bambini sono in contatto con questa dimensione molto più di noi adulti e spesso ci pongono domande sulla morte. Ma la questione diventa senza dubbio più pressante se in famiglia muore una persona cara. E i bambini, colpiti da questa vicenda, si trovano ad affrontare emozioni nuove e sconosciute. E non sempre semplici da elaborare da soli.
Purtroppo settimana scorsa la mia famiglia ha dovuto affrontare la perdita di una persona cara a cui eravamo tutti molto affezionati. E che ha vissuto le ultime settimane della sua vita insegnando a tutti noi il significato profondo dell’accettazione. Potergli stare vicino qualche momento insieme ai miei bambini mi ha spinto a pormi molte domande, non solo sul significato e il senso della vita. Ma su come poter aiutare i miei figli ad affrontare questa tristezza profonda. E come parlargli in maniera sincera e onesta della morte.
Le emozioni associate al lutto e alla perdita
Ho pensato di condividere qui pensieri e riflessioni perché sono certa che nella vita famigliare con i bambini capita di entrare in contatto con la morte (anche solo di un animale domestico). I bambini, molto più aperti di noi e abituati a porre domande senza timore, ci spingono dunque ad affrontare l’argomento. E molto spesso trovano i genitori impreparati o incapaci di di vivere le emozioni associate al lutto e alla perdita.
Quello che mi ha colpito maggiormente in queste ultime settimane in cui abbiamo tutti affrontato la malattia e la morte di una persona cara, è stata la naturalezza e dolcezza con cui ci si sono avvicinati i bambini. Molti amici e amiche mi hanno chiesto se non fosse troppo per i miei bambini vedere così da vicino la malattia e la morte di una persona a cui erano molto affezionati. Io sono fermamente convinta che se aiutati da noi e dalla nostra disponibilità di condividere le emozioni (tristezza compresa) per i bambini e per tutta la famiglia può essere un momento di crescita ed evoluzione.
Provare la tristezza fino in fondo
Accettare la perdita e la morte come una parte normale della vita è fondamentale per la salute mentale di tutti. E più ci permettiamo di provare la tristezza e il dolore che accompagna la perdita di una persona cara più siamo in grado di vivere anche emozioni positive quali la gioia e la felicità. Ho sempre pensato che chi non sa piangere con tutto il suo cuore, non sa nemmeno ridere di gusto. Se ci permettiamo di vivere la tristezza, questa emozione, come tutte le altre, lentamente svanisce. Non che sparisca del tutto, ma rimane come una parte delle emozioni della nostra vita, insieme a tante altre che possiamo vivere. Quando il lutto non viene elaborato invece si mette a rischio la capacità di resilienza, e la sofferenza rischia di scoppiare nuovamente di fronte alla minima frustrazione, rendendoci più predisposti alla depressione.
Accompagnare i bambini nella tristezza
Saper affrontare il lutto o la perdita per molti non rientra nelle competenze fondamentali per essere genitore. Eppure il dolore della perdita fa parte della vita di tutti i giorni. E il modo in cui gestiamo questi momenti può avere un impatto decisivo sulla ricchezza della nostra vita emotiva. E sulla capacità dei nostri figli di affrontare gli inevitabili momenti difficili della vita. Anche quelli commisurati alla loro età: la sconfitta alla partita di basket, un amico che lo ferisce, la ragazza che lo lascia, fino alla malattia o morte di una persona cara.
Forse l’aspetto più difficile per me nelle ultime settimane è stato capire in che modo parlare della malattia e della morte con i miei bambini. Ho scelto di essere più chiara e semplice possibile. Andando a trovare il nostro caro zio nelle settimane precedenti avevo avuto modo di spiegare ai bambini che non stava bene. Li ho aiutati spiegandogli che il corpo delle volte si ammala. E che spesso riesce a trovare le risorse per guarire, mentre altre volte purtroppo nonostante gli sforzi e l’aiuto non ce la fa proprio e smette di funzionare.
Parlare in modo chiaro semplice e diretto
Il mio primo consiglio è dunque di parlarne in modo chiaro, semplice e diretto. Usare parole semplici che non confondano i bambini. “Devo darti una notizia triste. Purtroppo lo zio è morto. Il suo corpo ha smesso di funzionare perchè era molto malato”. Non confondere le idee dicendo che la persona è andata in cielo o che si è addormentata. I bambini possono non comprendere queste metafore e rimanere confusi. Così come eviterei di dire “Se ne è andato” perchè questo rischia solo di provocare ansie da separazione. O sensi di colpa. O emozioni negative verso la persona che è mancata. “Ma come se ne va senza neanche salutare?”
Nello spiegare ai miei bambini quello che è successo allo zio, avevo molta paura che cominciassero a preoccuparsi per le malattie. O per la possibilità di morire all’improvviso. Ho spiegato loro che di solito la maggior parte di noi muore solo dopo avere vissuto a lungo e quando si è molto vecchi o malati.
Credo sia molto importante anche spiegare che dopo che si è morti il corpo non sente né freddo né dolore perchè la persona non è più presente nel corpo.
Se avete una particolare fede religiosa potete sicuramente condividerla con i vostri figli. Anche se trovo che frasi del tipo “Dio lo voleva vicino a sé perché era tanto buono” possano creare molta confusione nella testa dei bambini.
Perché si prova tristezza quando qualcuno muore
Trovo che sia invece molto utile spiegare che le persone che gli hanno voluto bene soffrono e sono tristi perchè non possono più abbracciarlo o parlargli concretamente. Ma che ognuno di noi può sentirsi vicino a questa persona fermandosi a pensarla, ricordandola con amore, e persino parlandole nel proprio cuore. Questi sono tutti modi per mantenere un contatto e sentire che il ricordo rimane vivo.
L’elaborazione di un lutto richiede tempo e mette in contatto ognuno di noi con emozioni e reazioni che solitamente attraversano alcune fasi: negazione, rabbia, negoziazione, depressione e accettazione. Anche per i bambini queste fasi ci sono e dobbiamo aiutarli a compiere questo processo, con la certezza che la tristezza associata al lutto non è interminabile.
Creare dei rituali
E’ fondamentale ricordare che i bambini elaborano il lutto in modo diverso da noi e che troveranno i modi e i tempi giusti per entrare in contatto con la tristezza. Il mio consiglio è di non forzarli ad essere tristi se stanno provando o sperimentando momenti di felicità.
Piuttosto, con il passare dei mesi sforzatevi di parlare ogni tanto della persone che è morta, ricordando i bei momenti passati insieme ma anche la sua morte. Se potete, aiutate il vostro bambino con dei rituali che offrano uno spazio sicuro in cui elaborare il lutto. Un rituale ha un chiaro inizio e una fine determinata che permette al bambino di tornare alla sua vita e a giocare felicemente senza sensi di colpa.
In un certo senso i bambini che riescono ad elaborare un lutto in modo positivo sono quelli che riescono a rimanere in connessione con la persona che hanno perso pur riuscendo a portare avanti la loro vita. L’aspetto fondamentale è la nostra disponibilità ad esserci per lui se sente il bisogno di parlare, ma anche la nostra autorizzazione a continuare a vivere la sua vita con gioia. Per fare questo dobbiamo essere in grado noi stessi di normalizzare quanto accaduto e la possibilità di parlare della perdita. Saremo così quell’ambiente sicuro che è in grado di contenere anche le emozioni più difficili del bambino.